Pnrr e Next Generation Eu, ce la faremo?

Maggio 2021, l’Italia come il resto del mondo spinge affannosamente alla ricerca della ricetta migliore per le riaperture, al limite tra coprifuoco e aperitivo. Che si parli di teatri, cinema, palestre o ristoranti il desiderio comune è quello di ripartire dalla pesante scure del COVID19 che ha afflitto il Paese in questi lunghi mesi. 


Iconico è però il dibattito che ha caratterizzato l’attività di Governo per quanto riguarda le modalità di impiego dei fondi europei, o meglio conosciuto alla collettività come PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Oltre ad aver scatenato il web intero alla ricerca del termine Resilienza, neanche fosse “l’ineluttabile” di Thanos, il PNRR è il programma di investimenti che l’Italia deve formulare alla Commissione Europea per poter ricevere le risorse del Recovery Fund previste per la ripresa. Nello specifico l’Italia che è il Paese più colpito dalla pandemia riceverà 191.5 miliardi di Euro con l’aggiunta di un fondo complementare da utilizzare in cinque anni per affrontare con strumenti adeguati i solchi lasciati nel tessuto sociale e nell’economia nazionale.


Il documento inviato dall’Esecutivo trasmette quella che è la missione suddividendo il percorso secondo sei differenti macroaree, dalla transizione ecologica alla salute, dalla digitalizzazione alla spinta sui cantieri e l’istruzione. Aree segnate solo in ultima istanza dalla pandemia, non prima di aver visto un susseguirsi di tagli nell’ottica della tipica malagestione Italiana e dell’austerity che la stessa Europa “chiedeva”. Una buona percentuale (43 miliardi) dei fondi verrà impiegata per la digitalizzazione e la trasformazione del processo produttivo del Paese, attraverso una modernizzazione della PA e la diffusione della banda larga. Altra protagonista è la transizione ecologica (57 miliardi), con finanziamenti programmati secondo i goal di sostenibilità e transizione inclusiva in direzione di una economia circolare efficiente. Da qui si potrebbero elencare le migliaia di voci che compongono la manovra, ma più si va avanti più si andrebbe verso la comprensione dell’enorme paradosso che questo documento nasconde.


Un progetto, questo del PNRR, che fa parte del “NextGenerationEu”, la visione secondo la quale si mira a rendere il vecchio continente competitivo e inclusivo, scongiurando lo spettro del debito pubblico che accompagna le nuove generazioni. Ma quanto di tutto ciò è rivolto ai giovani? Si parla di assunzioni rapide nella PA per merito o di incremento della partecipazione femminile al mondo del lavoro entro il 2026, ma è impossibile non sottolineare la palese contraddizione tra l’intento dei governatori e quanto fatto nel corso degli ultimi decenni con la progressiva distruzione del mondo del lavoro attraverso un sostegno indiscriminato ai privati e al precariato. Ne sono gli esempi la Sanità e l’Istruzione relegati in coda alle priorità del Governo nonostante le enormi criticità evidenziate durante questi mesi, il tutto seguendo un’ottica puramente neoclassica e liberale dimostratasi causa e benzina di una forbice sociale mai così profonda. I gravi problemi strutturali e di personale non sono certo recenti. Le misure previste per il Sud vanno nella stessa direzione, l’attenuazione dello storico divario tra il Mezzogiorno e il Nord nel complesso delle infrastrutture e del servizio pubblico. Dai buoni intenti alla realtà, sarà fondamentale l’agire del Governo affinché possa essere non solo l’occasione di rilancio di un territorio indietro di anni ma anche di riposizionamento nel contesto sociale. 

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