I concorsi pubblici in Italia, quali novità in merito: dal Dl 44/2021 al Dl 80/2021

Molti dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno messo mano alla Pubblica Amministrazione e più in particolare alle modalità di accesso alla stessa. Sebbene molto diverse, nessuna di esse ha toccato il principio del favor partecipationis, principio ribadito dalla Corte Costituzionale in varie sentenze. Tutte tranne l’ultima.


Il 26 marzo 2021, in una conferenza stampa, il Ministro alla PA Renato Brunetta insieme a quello per il Sud Mara Carfagna annunciavano il concorso “Coesione”, volto a reclutare 2800 tecnici per le regioni del sud, destinato a far da apripista (almeno nelle loro intenzioni) al resto dei concorsi sia del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che ordinari con la cosiddetta modalità “fast track”.


Ma cos’è la modalità “fast track”? La modalità fast track è un sistema rapido di svolgimento dei concorsi, che prevede solo due fasi: preselettiva per titoli ed esperienze e scritto a risposta multipla. È facile immaginare che questa modalità escluda giovani neolaureati e meno giovani senza risorse economiche da poter investire in titoli e certificazioni. Tale modalità trovava espressione nel decreto legge 44/21 art. 10 lett. C.


Di lì la protesta dei tanti mortificati da questa previsione legislativa che ha trovato una parziale risposta nell’emendamento Bressa: la preselezione per titoli rimane confinata solo ai profili ad elevata specializzazione tecnica.


I problemi per i candidati ai concorsi non sono però finiti qua: anche il dl Reclutamento 80/21 incide sulla disciplina dei concorsi sia ordinari che PNRR. Infatti all’art. 1 viene introdotto il cosiddetto “Portale del reclutamento”. Uno strumento che nelle intenzioni del legislatore deve far coincidere domanda ed offerta di lavoro pubblico. “La pubblica amministrazione deve ricercare sul mercato i professionisti diversamente dal passato in cui veniva pubblicato un bando sulla Gazzetta Ufficiale”. Anche il capo dipartimento della Funzione Pubblica, Marcello Fiori, pare sulla stessa linea “non faremo più concorsi come quello di Roma, ci saranno procedure comparative tra curriculum”.


Ed ancora, altri problemi riguardano, invece, le riserve. Si vuole introdurre una riserva del 40% per coloro che hanno prestato per almeno 3 anni servizio per il PNRR. Alcuni emendamenti vorrebbero farla pesare sulla quota di esterni andando a coprire il 50% a loro riservati dal d. lgs. 165/2001.


Come comitato “No riforma Concorsi” non vogliamo che la disciplina resti stantia e senza alcuna innovazione. Tuttavia riteniamo fondamentale che alcuni principi base dell’ordinamento, stabiliti anche dalla Costituzione, vengano rispettati: in primis quello del concorso come mezzo principale per entrare nella pubblica amministrazione, garantendo a tutti parità di opportunità per l’accesso agli uffici pubblici. In secondo luogo deve essere preservata la quota riservata agli esterni, in modo da poter effettuare un vero turnover che non sia mascherato da mezzo per stabilizzare solo chi ha già prestato servizio per la Pubblica Amministrazione.


Filippo Palmieri

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