I racconti dello Zio Valim: Lucertola

I racconti tra il serio e il faceto, tra l’impegnato ed il ludico che si muovono tra la realtà e il sogno, tra la Terra e il Mondo di Morfeo.

 

Lucertola

 

Sto per salire sul treno, mi sento chiamare, un signore con la divisa da ferroviere e con un accento strano si sbraccia cercando la mia attenzione:

- Ehi ragazzo hai dimenticato il trolley nell’atrio, abbiamo già tante schifezze in giro, portatelo via.

- Grazie, è tutto quello che ho.

- Ah, sei ricco di famiglia…

- Già…sei andato a pisciare da poco?

- Si, sei un mago? Eh...eh…

- Non c’è bisogno di essere maghi, hai la patta aperta ed esce un pezzo di camicia…idiota.

 

Il mio posto, 3C, accanto al finestrino. Ma non c’è nessuno in questo vagone, forse non c’è nessuno in tutto il treno, solo io e il mio bagaglio.

Il caldo ora comincia a farsi sentire, odioso.

Ma che cazzo sto facendo qui? Prendo questo maledetto treno per partire e lo riprendo subito per tornare indietro.

Intanto il treno comincia a macinare chilometri per riportarmi al punto di partenza. In paese non mi aspetta nessuno, e forse è meglio così.

Il ritmo sempre uguale questa volta non mi annoia; guardo all’esterno del finestrino, e davanti agli occhi passano pali e pali e pali, a distanza uguale; ma quanti ce ne sono? Qualcuno li avrà mai contati? come è sempre uguale questa terra desolata, senza fantasia, che si affaccia al mio finestrino. Una immensa distesa di colore giallo, con qualche macchia di colore verde qua e la, rotta a chilometri di distanza da una nuvola di polvere sollevata da un trattore che appare come per magia.

Ora lo spazio e il tempo non hanno più senso; il treno corre veloce ma quel trattore è sempre li, come l’orizzonte, che cambia lentamente la sua prospettiva, e quella lama di luce che si sposta illuminando lo schienale del sedile di fronte a me, poi pigramente il bracciolo, poi…

Mi trovo immerso in questa distesa gialla, chissà perché, nudo, braccia aperte rivolte verso il cielo; mi giro intorno e non cambia nulla, non ho pensieri, il sole li brucia al primo sorgere. 

Fra un palo e l’altro finalmente il trattore si allontana; i miei occhi esausti cominciano a chiudersi annientati dal sonno, e io non faccio nulla per resistere.

 

- Ehi, ehi, stai dormendo?

- No, sto pescando.

- Dai, svegliati

- Ma chi sei? dove sei?

- Sono qui, di fronte a te, posto 3A. Sono Lucertola

- Lucertola? Ma non vedo nessuno

- Abbassa lo sguardo

- Ah, eccoti, ma sei una lucertola

- E io cosa ho detto?

- E sto parlando con te? Con una lucertola? ...il posto 3A

Non sono più sicuro di stare bene, non lo ero nemmeno prima di salire sul treno, forse questo maledetto caldo, il sudore. Il cattivo odore delle mie ascelle inevitabilmente mi entra nel cervello; e ora parlo con una lucertola… no, c’è qualcosa che non va. Ok, ingoio un po’ d’aria e continuo a dormire.

- Dai non dormire

- Eh, ma che rottura di coglioni, ma non hanno fatto la disinfestazione su questo treno?

- Si, l’hanno fatta ma io so come ripararmi, conosco questo posto come me stesso.

- Come “me stesso”? sei maschio? Dico, una lucertola maschio?

- Si, sono una lucertola maschio, a te cosa cambia?

- Mah, nulla, non mi sono mai posto il problema. Cosa ci fai qui?

- Viaggio, sono anni che lo faccio

- Sempre al posto 3A? bel culo

- A me piace, incontro sempre gente nuova, e ho imparato ad ascoltare i loro pensieri. Ma non sono stato sempre lucertola. Non ricordo nemmeno più cos’ero quando sono partito, ho cambiato aspetto molte volte durante i miei viaggi. Ho un posto sicuro dove nascondermi ma ti confesso di aver avuto paura quando sono diventato un grillo. Accidenti non riuscivo a controllare il “cri cri”. Organizzarono una caccia al grillo senza precedenti. Tu? Da dove vieni?

- Vengo da Roma, ma non sono di Roma, e ora ci sto ritornando.

- E dove eri diretto?

- Eh, quanti cazzi vuoi sapere, ero diretto a Malaria, il mio paese, ma non so nemmeno perché, infatti, torno indietro immediatamente.

- Malaria? Ne ho sentito parlare, non è quel paese che ha il supereroe? Che fortuna che avete.

- Già, un gran culo.

- Beh, dai, parlami di lui, dei Malariani…

- Ma non rompere il cazzo, se proprio vuoi, leggi il primo racconto.

- Ok, lo farò, ti aspetta qualcuno a Roma?

- Cane, Anna, e la Signora Ines, sai vuole essere chiamata “signora” la novantacinquenne rompicoglioni. Forse morirà di rabbia quando mi vedrà di nuovo a casa. Sai, in questo malinconico viaggio mi sono reso conto che il treno è la patria degli sconosciuti. La gente si incontra, si conosce e si dice addio. Begliocchi, la rivedrò mai?

- Chi è Begliocchi?

- Ah, è complicato…

Improvvisamente qualcuno mi scuote sulla spalla e mi fa sussultare, il cuore batte a mille e capisco a malapena quello che sta succedendo.

- Ragazzo, il biglietto, è da un quarto d’ora che cerco di svegliarti

- Eh…lucertola scappa!!!

Urlo spaventato

- Lucertola scappa? Meh, dammi sto cazzo di biglietto, e fuma di meno.

- Ok, ok


Di Valentino Imbriani

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